ORIRI
12 Aprile – 09 giugno 2024

Palazzo Scammacca del Murgo

 

Il fermento a Palazzo Scammacca è di casa. Già dal 2020 nei saloni ristrutturati del primo piano si sono susseguite mostre di artisti siciliani e non, spesso giovanissimi, spesso emergenti, sempre di spessore umano, artistico e culturale. È anche così che Palazzo Scammacca smette di essere solo splendida architettura in cui poter soggiornare e diventa contenitore d’arte, uno dei modi che la famiglia utilizza per condividere bellezza e ispirazione con il territorio in cui vive e agisce.

Il 12 aprile verrà inaugurato ORIRI (che nella lingua Bini significa “spiriti, incubi”), progetto fotografico realizzato dal fotografo siciliano Francesco Bellina, tra il 2015 e il 2020, contenente una narrazione fotografica di eventi e luoghi socialmente permeati di complessità, quali Benin, Niger, Nigeria, Ghana, Mar Mediterraneo e Sicilia. ORIRI è un viaggio a ritroso attraverso l’esperienza di migliaia di donne obbligate a condurre una vita di sfruttamento, legate per sempre ai loro sfruttatori attraverso il rito iniziatico e religioso, elemento chiave di questo fenomeno.

ORIRI è stata esposta per la prima volta a Palermo, presso Fondazione Sant’Elia nel 2021 e presso la sede del Parlamento Europeo di Bruxelles, nel 2023. Il curatore, Luca Santese, descrive così il fotografo: “Bellina è un fotografo in cui ho fin da subito riconosciuto grande intuito nel penetrare gli eventi entrando in contatto con i suoi abitanti, sia come giornalista ma innanzitutto come persona, dote che gli permette di realizzare immagini di situazioni a cui pochi possono avere accesso e permette così a noi, come fruitori, di giungervi. Varchiamo così anche soglie di piani ulteriori, trascendenti appunto, usualmente riservati a cerchie molto ristrette”.

Con le sue fotografie, frutto di un lungo periodo di lavoro sul campo, Francesco Bellina racconta un punto di vista poco esposto: il legame religioso e rituale tra le donne vittime di schiavitù sessuale e gli sfruttatori, che spesso ricorrono a sacerdoti di culti locali, descritti generalmente come vudù, per creare e rafforzare il vincolo di assoggettamento.

Il viaggio documentaristico si sviluppa attraverso i Paesi dove si celebrano questi riti iniziatici: dalla Repubblica del Benin, dove nasce la religione vudù e si reclama un ruolo positivo dei rituali, al Ghana, dove si incrociano i riti tradizionali con le regole delle chiese pentecostali, passando per la Nigeria, dove i legami delle attività criminali e del traffico di esseri umani sono connessi alle tradizioni rituali e religiose.
Il Niger e in particolare la città di Agadez è invece uno snodo fondamentale per il traffico di esseri umani, che dalla regione del Tenerè attraversano il deserto verso la Libia.

Una storia dove le reti criminali si fondono ai culti religiosi, per arrivare in Sicilia dove si trova terreno fertile a causa della mafia locale. Il lavoro di Bellina intende altresì valorizzare le pratiche di solidarietà diffusa, volte ad arginare il fenomeno delle vittime di tratta, messe in atto da tante suore e tanti preti che lavorano a stretto contatto con queste realtà, fornendo aiuti concreti alle schiave sessuali.